Le relazioni umane sono condizionate da numerosi ed intricati meccanismi e dinamiche, che inevitabilmente e frequentemente producono conflitti di vario genere. Il segreto del buon vivere è saper gestire quei meccanismi e quelle dinamiche.
Purtroppo, succede frequentemente che non si riesca da soli e si rende necessario l’intervento esterno di un terzo neutrale che venga in soccorso. Inevitabile pertanto l’enorme carico di lavoro dei tribunali, tanto da arrivare al punto da bloccarne il funzionamento, con la conseguenza che invece di rendere giustizia, fanno l’esatto contrario.
Non di secondaria importanza l’effetto e la ricaduta sugli attori che vedono trasformato il loro rapporto da conflittuale a vera e propria guerra dichiarata che il più delle volte porta a rotture insanabili con ingenti perdite non solo di tempo ma anche di denaro.
La domanda è d’obbligo: tutto ciò è evitabile? Per rispondere a questa domanda bisogna capire il perché non si riesca a gestire nella giusta maniera quei meccanismi e quelle dinamiche, sopra citati, che regolano le relazioni personali, istituzionali o di altro genere. La maggior parte delle volte i conflitti non sono di natura giuridica ma di natura relazionale. Il prevalere di emozioni negative, complice la cattiva comunicazione, a volte ci rende incapaci di giusti e corretti rapporti con gli altri. Quindi, se da soli non riusciamo a rapportarci agli altri nel giusto modo, non è di qualcuno che renda giustizia alla nostra sete di vendetta di cui abbiamo bisogno, ma di qualcuno capace di inserirsi tra le parti, nel giusto modo, mediando, per ricostruire quella necessaria relazione e corretta comunicazione utile al raggiungimento di un soddisfacente appagamento dei nostri bisogni, tenendo presente quello degli altri.
I risultati che si ottengono sono importanti: si sana un conflitto, si ristabilisce la relazione con la controparte, si soddisfano le attese di entrambe le parti, il tutto in tempi rapidi ed evitando spese eccessive.
4 giugno 2011
S. Pignataro
